Elementi descrittivi: i frutti a nòcciolo
Per noi Croqueurs, l'obiettivo da raggiungere è quello di scoprire le varietà da frutto che la natura ha creato e che gli uomini hanno conservato per le loro necessità grazie alla riproduzione vegetativa. Le tappe della descrizione della frutta restano allora quindi le stesse sia per un frutto a semi sia per un frutto a nòcciolo. Si potrebbero riassumere alla luce della seguente tavola sintetica:
Tappe dell'osservazione | Mezzi - strumenti | Punti da osservare |
---|---|---|
Frutto - aspetto esterno | Vista - udito - tatto | Forma, dimensione, colori, dettagli particolari (ad esempio gibbosità, "suono dei semi", rugosità, ecc., ) |
Frutto - aspetto interno | Vista - udito - tatto | Descrizione semi/nòcciolo, colore e consistenza della polpa |
Frutto - caratteri interni | Caratteri organolettici (gusto, olfato) | Rapporto zuccheri/acidi, granulosità, consistenza, amarezza, profumo |
Ciclo vegetativo | Calendario - note - fotografie | Precocità / ritardo rispetto alla specie pilota - il ciclo vegetativo rappresenta di solito il lasso di tempo che intercorre tra fioritura e maturità del frutto |
Vegetazione | Note - fotografie | Portamento dell'albero, rusticità, adattamento al clima, all'altitudine, al terreno, resistenza alle malattie |
Fioritura | Calendario - note - fotografie | Sviluppo del bocciolo del fiore, periodo, colore, allegagione |
Produzione dei frutti | Calendario - note - fotografie | Quantità, sensibilità alle malattie, periodo di maturazione per la raccolta, periodo di maturazione per il consumo, conservazione - alternanza, fertilità |
Utilizzi | Raccolta di note | Modi di consumo e di conservazione - presenza nel folklore regionale, aneddoti |
Informazioni varie | Metodo di coltivazione, ecc. |
Ed ecco, mele, pere, pesche, ciliege ed albicocche sulla stessa tavola! Ovviamente, sarà necessario distinguere i frutti a semi (molti semi per ogni frutto), dai frutti a nòcciolo (un solo nòcciolo per frutto). Questo secondo insieme costituisce le drupacee. Queste due categorie si distinguono per:
- il loro modo di riproduzione: l'ovario del fiore sviluppa a volte molti semi, a volte un nòcciolo unico.
- la loro anatomia: a volte deduci, a volte "supères".
Esempi di drupe: ciliege, prugne, pesche, albicocche.
Meccanismo di riproduzione
Un po'di vocabolario per cominciare:
Il perianzio: costituito dal calice e dalla corolla.
Il calice: formato da tutti i sepali nel numero di 5 per le rosacee.
I sepali: situati all'esterno del fiore, generalmente di colore verde. Proteggono i petali.
La corolla: parte più visibile generalmente, costituita da tutti i petali.
I petali: sacca interna (colorata o non) del fiore che protegge gli organi sessuali (stami e pistilli) prima della loro maturità, attraente per gli insetti impollinatori.
L'androceo: insieme degli stami, parte maschile del fiore.
Gli stami: costituiti dall'antera (fornita di due teche polliniche) e da un filamento che sostiene l'antera.
Il gineceo o pistillo: costituito dallo stigma, dallo stilo e dall'ovario.
Schizzo che dettaglia gli organi di fruttificazione
La formazione del seme
Quando il bottone floreale si apre, di solito rimane esposta al sole, al vento, alle api ed agli insetti che impollinano, la sua intimità. Stami e pistillomaturano e si sviluppano. Il polline si stacca poco per volta dagli stami. Grazie alla azione delle api e del vento, questo polline va a spargersi tutto intorno, più o meno vicino. Allo stesso tempo, l'estremità del pistillo, lo stigma, diventa vischiosa. Questo fatto consente di trattenere il polline, o gameti maschi, presente nell'aria.In base a determinati criteri di compatibilità come la fertilità, i gameti vengono rigettati o trattenuti. In questo ultimo caso, attraverso lo stile, questi gameti maschi raggiungono gli ovuli (gameti femmina), presenti nell'ovaia. La fecondazione ha avuto corso e provoca lo sviluppo dei semi. Nei frutti a semi, lo stigma è diviso in cinque parti. All'interno dello stile, cinque condotti portano il polline in cinque palchi. Nei palchi, dopo fecondazione, gli ovuli producono dei semi che diventano i semi del frutto. Nei frutti a nocciolo, lo stigma non è diviso, un solo ovulo viene fecondato, un solo nocciolo si sviluppa.
Lo sviluppo del frutto
Il frutto può essere definito come la parte carnosa che cinge l'ovaia, esso si sviluppa contemporaneamente ai semi allo scopo di proteggerli. Stimmi ed antere si seccano, petali e sepali appassiscono. Si possono riscontrare delle differenze notevoli tra i frutti a semi ed i frutti a nocciolo. Se la polpa vicina ai palchi è piuttosto consolidata per le mele e le pere, è più morbida vicino al nocciolo e soprattutto è composta di due " guance" più o meno simmetrchei, insieme che ricorda la forma del nocciolo.
Il fattore che caratterizza le forme tra i due tipi di specie deriva dalla posizione dell'ovaia rispetto alla corolla: collocata sotto per i semi, è detta inferiore, ma sempre collocata sotto per i noccioli, è detta superiore .Ciò rende conto del fatto che i frutti a nocciolo non hanno catino oculare ma un punto del pistillo appena percettibile. I segni dei sepali cingono l'occhio più o meno aperto delle mele e delle pere. Per la frutta a nocciolo, si ritrova al punto di incontro del frutto e del peduncolo.
Frutti a nocciolo
Abbiamo già ricordato nel genere " Prunus" le albicocche, le mandorle, le ciliegie, le pesca e le prugne. Il prosieguo è estratto dei tomi V e VI del " Dizionario di Pomologia" di André Leroy. Il capitolo delle mandorle non viene trattato. È un danno che può avere risvolti positivi! Se qualche specialista vorrà cimentarsi con un articolo su questo argomento, senza dubbio contribuirà all'arricchimento della nostra rubrica!L'albicocco:
La sua origine: citata più volte da Plinio e Columelle, agronomi romani, o Discoride (medico Greco), l'albicocca,come visto ben nota già ai Romani , sembra sia originaria dell'Armenia.Infatti, talvolta viene chiamata con il nome di " mela dell'Armenia." La convinzione di questa origine armena si manterrà a lungo, finché qualche dubbio non comincerà ad essere avanzato all'inizio del diciannovesimo secolo. Ora la si trova nel Caucaso come in Nepal, ma solo in Persia ed in Alto Egitto può essere rinvenuta allo stato selvatico. Pare che i climi miti favoriscano lo sviluppo di questo albero a fioritura precoce. E per concludere Louis Reynier, naturalista svizzero (1762 -1824), afferma: " Alla luce di tutte le mie conoscenze sull'organizzazione dei vegetali, essi sono fatti in modo tale da trovare nel clima dove sono nati gli elementi necessari alla loro moltiplicazione: una qualunque mutazione di segno contrario della natura, comporterebbe come conseguenza che la specie smetterebbe presto di riprodursi….La precocità della sua fioritura mi ha condotto alla convinzione che doveva essere originario di climi più caldi,… È verso l'Africa che ho spinto le mie ricerche… Così la patria dell'albicocco doveva essere in una zona tra il Niger ed i contrafforti del Monte Atlante. "
La sua etimologia: come per gli altri alberi da frutto, l'origine dei nomi è molto ingarbugliata. Alle parole latini Praecoqua, praecocia ed armeniaca, bisogna aggiungere greci Praikokkia le parole Berikokkia che gli italiani hanno ripreso in Bericoco e gli arabi in Albercoq poi, lo Spagnolo in Alvarcoque e per finire Albricot o abricot in francese. Alcune volte in vecchio francese si troverà il vocabolo di Alberge o di Armène.
Il suo sviluppo: dopo Roma e la Grecia, è quasi del tutto sconosciuta la sua diffusione nell’Europa occidentale, a causa dei pochi scritti su questa specie. Compare in un trattato dell'agronomo italiano Gallo del 1550 circa, descritta come un frutto a lui " dal gusto molto delicato" ed a lei "dal colore piacevole alla vista”. In Francia, i primi scritti sull’ albicocca dovuti a André Leroy, portano la data del 1477 e sono sostanzialmente documenti amministrativi. Tuttavia A. Leroy ci permette di sapere che in Angiò e Touraine la presenza dell'albicocco è molto anteriore.
Le varietà: Jean Bauhin parla di due varietà, nella sua Historia Plantarum del 1595 ,la Grossa e la Piccola che diventeranno la Comune e la Precoce. André Leroy afferma che all’ epoca esistevano sette varietà di cui tre Alberges. Duhamel du Monceau ne cita 14 nel 1768 e per finire il tomo V del dizionario di pomologia ne descrive 43. Sono poche in confronto alle mele!
Il ciliegio:
Plinio suppone che il ciliegio, presente a Roma, provenga dall’ Asia Minore e che si sarebbe sviluppato fino a giungere in Inghilterra. Di fatto il ciliegio è presente in Europa occidentale e, in particolare, nelle nostre foreste almeno dal periodo neolitico. Louis Noisette (1839) “ Da quando mi occupo personalmente della mia proprietà in Borgogna (Nièvre), scopro ogni giorno una enorme varietà di Marasche, di Scalogne, di Bigarreaux e di ciliegie che mi sembrano connaturate al paese… " Trova molte varietà anche Jean Champier, medico 1472,: " Guardo alla Francia come uno dei Paesi che producono le migliori ciliegie e che possiedono il più gran numero di varietà. " Il nome ciliegia proviene dal greco " Kérasos." Tutte le varietà di ciliegia coltivata provengono da due specie selvatiche spontanee ancora oggi reperibili nelle nostre regioni. André Leroy nel suo Dizionario di pomologia descrive 127 varietà che appartengono a queste specie.
Il prunus avium o marasco :
Utilizzato come porta-innesto, " come una sorta di magnifico tronco, si sviluppa rapidamente", i suoi frutti vengono consumati in modesta quantità, (salvo che dai merli!) " neri la maggior parte delle volte e poco voluminosi, il loro sapore senza essere amaro, non ha tuttavia aspetti piacevoli." I suoi discendenti sono il bigarreau e la scalogna.
Il Bigarreau:
" Il tronco dell'albero è sempre più grande, meno ramificato, la fronda è generalmente più slanciata del ciliegio. I suoi rami ,meno numerosi, sono più grossi e più lunghi. I suoi frutti sono più sottili di quelli della ciliegia dalla quale si allontanano anche per la polpa consistente e croccante. "
La guigne:
" Per il legno, il Guignier è simile al Bigarreautier, i caratteri che contraddistinguono queste due specie risiedono unicamente nei loro prodotti: infatti la guigne presenta una polpa tenera e flaccida.”
Il Pesco :
" Quattro rami, nettamente distinti, compongono la famiglia del Pesco: il Pesco propriamente detto, il Nocepesco, il Nectarinier e la Pavia" per i quali individuiamo i seguenti caratteri :
La Pesca ha la pelle lanuginosa, la polpa molle, fondente, senza aderenza al nocciolo.
La Pescanoce ha la pelle liscia e glabra, la polpa compatta o quasi- compatta, con aderenza al nocciolo.
La Nectarine ha la pelle liscia e glabra, la polpa compatta o quasi- compatta, senza aderenza al nocciolo.
La Pavia ha la pelle lanuginosa, la polpa compatta o quasi- compatta, formante un corpo unico col nocciolo.
Se la Pesca può avere avuto un'origine asiatica, la sua presenza in Gallia è incontestabile, i nomi Brugnon e Pavia trovano origine nei nomi di luoghi del sud della Francia (Brignoles, Pavie). Il nome di Nectarine viene da nettare ed è stato utilizzato dagli inglesi per distinguere le Pesce a pelle liscia il cui nocciolo non aderisce alla polpaDalla lettura del dizionario di André Leroy, si apprende che lo sviluppo del pesco in Europa (Italia, Germania, Inghilterra...) ha avuto luogo tardivamente ed a partire dalla Francia. Nella metà del XVII secolo, Merlet (1667), ne descrive 38 varietà. Lo sviluppo della cultura in espansione in tutta la Francia e la domanda di questo frutto da parte della classe borghese ha fatto sì che si sviluppassero delle nuove varietà, (o si scoprissero ed adottassero!), in tal modo, verso la fine del XIX secolo, i vivai Simon-Louis erano in grado di proporne ben 335 varietà.
Riassunto :
In questo capitolo, abbiamo prima individuato un quadro che consente di descrivere le tappe che devono essere rispettate per la descrizione dei frutti. Con l'aiuto di alcuni schemi e definizioni, abbiamo visto come le differenze nel processo di fruttificazione comportino altrettante differenze nell'aspetto dei frutti. Infine, grazie a dei piccoli estratti di documenti, abbiamo voluto illustrare un altro aspetto della pomologia: la sua scoperta si articola attraverso gli scritti di "grandi" specialisti, ma anche attraverso la lettura di documenti regionali o di semplici aneddoti. Questi scritti (persino quelli degli specialisti) sono però testimonianze statiche. Le conoscenze della pomologia si evolvono. E’perciò necessario restare sempre attenti confrontando la lettura dei differenti testi, quelli vecchi e quelli contemporanei, prima di pronunciarsi. E poi, può essere che anche a noi, possiamo portare il nostro contributo a questa conoscenza libraria. In questo capitolo, così come nel precedente, abbiamo visto anche quanto sia importante la precisione di vocabolario, cosa che potremo nuovamente constatare anche nei prossimi capitoli che trattano della determinazione.
Michel Bonfante con l'aiuto di Giorgio Gueutal e Claude Scribe.